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Quando si possono buttare i documenti fiscali?

Da Redazione

Novembre 18, 2019

Quando si possono buttare i documenti fiscali?

Per quanti anni vanno conservati i documenti più importanti, compresi quelli fiscali? Conservare i documenti come bollette pagate, ricevute di pagamento, ricevuto di affitto, bollo auto e tasse pagate è davvero importante perché tenere da parte questi documenti è un’arma molto importante per il consumatore. Andiamo a vedere quando si possono buttare i documenti fiscali ed altri tipi di documenti.

Indice:

Cosa dice la legge sulla conservazione dei documenti

Dopo alcuni anni dall’età adulta ci si ritrova presto pieni di cartelle che contengono vecchi documenti, spesso l’impeto sarebbe quello di buttare via tutto per fare spazio ma conservare i documenti è estremamente importante per il consumatore, siano essi di natura fiscale che altro.

Come archiviare documenti cartacei

La conservazione dei documenti è regolata dall’articolo 2934 del Codice Civile che stabilisce che ogni diritto disponibile si estingue allorché il titolare del diritto stesso non lo esercita per un determinato periodo di tempo. In parole povere i termini di conservazione dipendono dai diversi tempi di prescrizione dei diversi diritti. Quando il termine non è specificato si utilizza il termine ordinario di prescrizione di 10 anni ma la legge specifica per molte tipologie di documenti quanto tempo sia necessario conservarli.

Quando si possono buttare i documenti fiscali?

Cominciamo con l’analizzare i documenti e i pagamenti di natura fiscale come possono essere ad esempio la dichiarazione dei redditi, modelli F24 ecc. In questi casi è bene per i consumatori essere estremamente prudenti nella distruzione di questi documenti perché i termini di accertamento e quelli di liquidazione cambiano di sovente. Le tasse non pagate vengono infatti richieste successivamente tramite l’invio di cartelle esattoriali e quindi il consiglio in caso di documenti di natura fiscale è quello di conservarli per i canonici 10 anni.

Tra i documenti di natura fiscale da conservare vanno inseriti ad esempio anche gli addebiti bancari elargiti in occasione di ristrutturazioni edilizie, deducibili nella dichiarazione dei redditi, tutti i documenti relativi ad eventuali contenziosi in corso di natura fiscale.

È bene non gettare mai alcuni documenti come i pagamenti dei contributi previdenziali, almeno fino alla pensione. Detto questo andiamo a vedere insieme quando si possono buttare i documenti fiscali caso per caso, in modo indicativo.

Dopo circa sei mesi è possibile liberarsi delle quietanze di spese alberghiere e ristoranti, si consiglia di attendere almeno un anno per le rette di scuole e palestre, quietanze assicurative, spese di trasporto in UE mentre le spese di trasporto extra UE devono essere conservate per circa 18 mesi. Il consiglio in caso di scontrini d’acquisto di beni è di due anni, o anche di più in base alla garanzia offerta sul prodotto.

Per quanto riguarda documenti importanti come cambiali pagate o parcelle professionali o fatture a ditte o artigiani, il termine consigliato per la conservazione è di tre anni almeno.

Anche le ricevute di pagamento del bollo auto non vanno buttate prima di 3 anni, il termine dopo cui il bollo cade in prescrizione è infatti il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello dell’avvenuto pagamento. Se ad esempio il bollo è stato pagato a gennaio 2018, la ricevuta dovrà essere conservata fino al 31 dicembre 2022, al termine di questo periodo il pagamento non potrà essere richiesto nuovamente. Ovviamente tutto cambia nel caso in cui il mancato pagamento sia stato iscritto a ruolo e notificato al contribuente.

Quando si possono buttare i documenti fiscali

Per quanto riguarda le multe e le contravvenzioni è consigliabile conservarle per almeno cinque anni, come anche le ricevute d’affitto. A regolare la scadenza di conservazione per le multe è la sentenza 5828/2005 della Corte di Cassazione che indica in 5 anni il termine necessario per cui cadano in prescrizione i crediti delle sanzioni che sono state inflitte in base all’articolo del codice della strada n. 209.

Lo stesso termine è in vigore per le utenze domestiche: bolletta del gas, bolletta telefonica, bolletta dell’acqua, bolletta pay tv. Molto importante nel caso di bollette è che siano conservate per 5 anni dalla data di pagamento della bolletta. È infatti questo il lasso di tempo entro il quale chi eroga il servizio può richiedere una copia del pagamento per accertare la regolarità del versamento. Ecco perché, ad esempio, una bolletta pagata il 10 novembre 2019 potrà essere buttata soltanto dal 1 gennaio 2024.

Sempre di cinque anni è il termine di conservazione per le ricevute condominiali, accertandosi che siano trascorsi 5 anni dall’approvazione del rendiconto dell’anno a cui fanno riferimento. Per finire, anche le rate del mutuo dovranno essere conservate per almeno 5 anni.

Dopo sei anni è possibile liberarsi di ICI, IMU e TASI e anche TARES o TARI. Per finire, consigliamo di conservare per 10 anni gli estratti conto bancari, il canone RAI, anche quando compreso nella bolletta dell’energia elettrica e per le bollette relative a servizi di telefonia mobile.

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