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Reverse charge: chi paga l’iva?

Da Redazione

Luglio 11, 2019

Reverse charge: chi paga l’iva?

Hai sentito parlare di reverse charge e vorresti sapere come funziona? Non ti è chiaro nel Reverse charge chi paga l’iva? In quali occasioni si utilizza questo metodo di applicazione dell’Iva? Sono tutte domande a cui cercheremo di dare una chiara ed esaustiva risposta nei prossimi paragrafi.

Il reverse charge o inversione contabile è un metodo di applicazione dell’Iva che permette di effettuare una inversione contabile dell’imposta sul destinatario della cessione del bene o prestazioni di servizio.

Solitamente, è il fornitore ad applicare l’Iva in fattura addebitando il pagamento al cliente e poi versando la somma allo Stato, questa metodologia può però essere facile protagonista di evasione fiscale da parte dei soggetti commissionati che trattengono l’ammontare dell’imposta.

Reverse charge chi paga l'iva

Per questo motivo è stato pensato di rendere disponibile il metodo di reverse charge, nei casi in cui viene applicato è il cliente a doversi far carico dell’IVA dovuta e provvedere al suo versamento.

L’effetto principale del reverse charge è quindi lo spostamento del carico tributario dal venditore all’acquirente, con pagamento di quest’ultimo dell’imposta.

Affinché sia possibile l’applicazione, entrambe le parti devono essere soggetti passivi Iva di Imposta e il destinatario del bene deve risiedere su territorio italiano.

Il reverse charge o “inversione contabile” è disciplinata dall’art.17 del DRP 633/72.

Quando si applica il reverse charge?

In particolare, l’inversione contabile si applica su alcune particolari operazioni interne tra soggetti residenti nello stato italiano e sono:

  • cessioni di oro industriale, di materiale d’oro o di prodotti semilavorati con purezza non inferiore a 325 millesimi;
  • prestazioni di servizi, compresa la manodopera, rese nel settore edile da soggetti subappaltatori ad imprese che svolgono attività di ristrutturazione o di costruzione;
  • cessione di fabbricati o di porzione di fabbricati;
  • vendita di telefoni cellulari;
  • vendita di PC e dei loro componenti e accessori;
  • vendita di materiali lapidei che provengono direttamente da cave e miniere.

Il prestatore, soggetto IVA, non addebita l’IVA in fattura, applicando il riferimento normativo art.17 DRR 633/72, il committente, che diventa debitore d’imposta, dovrà annotare la fattura nel registro degli acquisti e in quelle delle fatture emesse. L’operazione risulta così neutra ai fini della liquidazione IVA.

Reserve charge per soggetti ExtraUE

Se la cessione del bene o la prestazione di servizio viene resa da un soggetto ExtraUE, il committente applica il reverse charge emettendo un’autofattura.

Reverse charge per soggetti UE

Se le prestazioni di servizi sono resi da soggetti IVA UE a soggetti IVA Italiani, ricevuta la fattura è necessario integrarla e numerare il documento estero con un’annotazione che riporta l’imponibile, l’aliquota IVA, l’importo IVA e il totale, il tutto in euro.

Nel caso in cui si tratti di una prestazione esente o non imponibile, sarà sufficiente riportare solo il titolo di non imponibilità o di esenzione.

Finalità del reverse charge

L’inversione contabile dell’IVA è uno strumento nato con lo scopo di lotta all’evasione e alle frodi IVA in modo da impedire, che chi vende e chi acquista un bene o un servizio, non versi l’imposta dovuta o ne chieda il rimborso all’Erario.

Trasferendo il compito di pagamento dell’IVA sul destinatario, l’Erario ha maggiore possibilità di controllare che sia stato effettuato suddetto adempimento.

Infatti, senza il reverse charge il rischio che il venditori non versi l’Iva e il destinatario la porti ugualmente a detrazione è molto alto, con l’inversione contabile, invece, si ha la certezza che l’imposta sul valore aggiunto è stata versata, poiché compito di acquista.

L’acquirente paga l’IVA in fattura versandola allo Stato e poi la mette in detrazione, in quanto soggetto passivo d’imposta.

Per cui, la finalità del reverse charge è quella di eliminare l’evasione dell’IVA, evitando che chi acquista detragga l’imposta anche in mancanza del suo versamento da parte del fornitore.

Rischi del reverse charge

Dopo aver capito nel Reverse charge chi paga l’iva, come funziona e perché si è scelto di mettere a disposizione questo particolare strumento di pagamento dell’imposta, vediamo anche quali sono i rischi possibili.

Rischi del reverse charge

Nonostante l’inversione contabile sia uno strumento che cerca di risolvere i problemi legati al mancato pagamento dell’IVA nei rapporti intracomunitari, ci sono comunque dei rischi.

Infatti, nel reverse charge c’è il rischio che degli acquirenti lo usino per esonerarsi dal pagamento dell’IVA, dichiarandosi soggetti passivi anche se non lo sono.

Siccome, il meccanismo prevede che il cliente emetta un’autofattura, il fornitore di beni o prestatore di servizi non può verificare la sua reale natura, per cui il rischio che il soggetto non si comporti in modo adeguato e rispettando la legge, è molto elevato.

In sintesi

  • La fattura viene emessa dal venditore senza IVA, annotando la dicitura “inversione contabile” e indicando la norma di riferimento (in Italia il D.P.R. n. 633/72); Il venditore registra la fattura senza IVA e non ha altri obblighi.
  • La fattura è integrata dal compratore nel suo Paese, emetterà autofattura e inserisce l’aliquota prevista nel suo territorio.

Infine, se un’azienda italiana acquista all’estero, riceverà una fattura senza IVA e dovrà quindi integrala con un’autofattura, inserendo l’IVA.

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