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Recensione Resident Evil: Revelations 2, il ritorno survival di Capcom

Da Redazione

Febbraio 19, 2015

Recensione Resident Evil: Revelations 2, il ritorno survival di Capcom

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Resident Evil ha da sempre rappresentato la capacità di casa Capcom relativa al saper dire la propria in più generi videoludici, trasversalmente rispetto al ristretto confine dei picchiaduro simili a Street Fighter. Studiato in maniera da evolversi in maniera sempre più consistente e differenziata ad ogni capitolo, il franchise horror/survival più noto di sempre è finalmente tornato nella nuova incarnazione per console next gen, imperniando il tutto su una componente action più marcata, assieme ad un level design più curato ed attento ai dettagli. In un tentativo di ripristinare le originali sfide del survival duro e puro, Resident Evil Revelations 2 fornirà a noi protagonisti dell’avventura sempre meno munizioni con cui affrontare l’avanzata zombiesca, caratterizzando ognuno dei luoghi che attraverseremo con enigmi ambientali piacevoli da risolvere, pur nella tetraggine che da sempre contraddistingue la serie. Un altro punto di forza del titolo è la presenza di Claire Redfield, protagonista principale, che ben presto verrà affiancata dalla controparte Moira Burton, figlia di uno degli agenti del nucleo operativo S.T.A.R.S., che già dal primo capitolo della saga ci ha accompagnato nelle nostre peripezie al buio. Entrambe saranno impegnate nel dare manforte ad un’organizzazione bioterroristica, Terra Save; la vita delle due giovani scorrerà del tutto normalmente fino al giorno in cui non verranno rapite da uno schieramento soldatesco ignoto, che rinchiuderà la coppia in uno stabile anonimo e macchiato dalle tenebre, dal quale dovranno naturalmente cercare di uscire indenni, affrontando i pericoli ivi presenti.

resident evil revelations

Resident Evil: Revelations 2 compie un decisivo passo in avanti in termini di narrazione videoludica, assegnando ad entrambe le co-protagoniste una identità propria e peculiarità che all’altra sono precluse, nel tentativo di dare ad ogni personaggio un carisma proprio ed incentivare il giocatore a sperimentare con entrambi i punti di vista. Claire, in particolare, è una sopravvissuta della nota Raccoon City, nota per aver risparmiato pochi dei suoi abitanti, perciò da lei potremo aspettarci un’esperienza maggiore nell’uso delle armi da fuoco; per quanto riguarda invece Moira, di certo non sarà caratterizzata dalla stessa capacità offensiva, tuttavia si rivelerà un valido aiuto nella risoluzione dei puzzle ambientali e nell’utilizzo di alcuni accessori peculiari per scassinare quanto ci si presenta davanti ai nostri occhi, e sarà un elemento indispensabile per la prosecuzione dell’avventura. L’accoppiata perciò è perfettamente equilibrata e funzionale alla narrazione, essendo l’una la mente, l’altra il braccio, secondo un cliché ben rodato delle avventure. L’impressione che si ricava da questa sinergia risiede nel fatto che il nuovo Resident Evil faccia di tutto per assomigliare ad una serie televisiva action, impattando fortemente anche sulle capacità dei nemici, in grado di accerchiarci e vanificare i nostri attacchi, nel caso in cui non fossimo reattivi, in pochi secondi. Evitando il classico stereotipo di zombie immutabile dinanzi agli stimoli ambientali, avremo piuttosto a che fare con veri e propri mutanti, offrendo alla struttura a capitoli del titolo un buon motivo per proseguire imperterriti nella narrazione e nella risoluzione di enigmi. Un’esclusiva, quindi, del tutto da provare, in particolar modo se si seguono le vicende del noto franchise Capcom dai primordi.

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