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the order: 1886

Recensione The Order: 1886, viaggio nell’Inghilterra Vittoriana

Da Redazione

Febbraio 18, 2015

Recensione The Order: 1886, viaggio nell’Inghilterra Vittoriana

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Tra i titoli più ambiziosi per console next gen mai ideati da Ready At Dawn, software house di certo non nuova alla creazione di titoli stupefacenti (tra cui i due ottimi capitoli di God Of War), troviamo da qualche mese a questa parte l’anteprima di The Order: 1886, gioco le cui radici narrative si innestano nel passato 2006, in cui Ready At Dawn era in forte ricerca di una trama soddisfacente e di un background altrettanto credibile in cui ambientare uno shooter particolarmente focalizzato sulla conoscenza delle relazioni del giocatore con la storia del passato. La scelta è infine ricaduta sulla Londra ottocentesca e per questo vittoriana; un periodo ed un luogo storico in cui il genere steampunk, altra componente essenziale di The Order, può distinguersi pienamente. Il comparto artistico e grafico, generalmente focalizzato sulla presenza di fondali e scenari cupi, annebbiati e sconvolti da architetture gotiche, fa da ottima compagnia al taglio tipicamente cinematografico delle scene d’apertura e degli intermezzi che ci introdurranno alla vicenda, in cui verrà mostrata la squadra a cui apparterremo, costituita da quattro personaggi comandati da Sir Galahad, un noto cavaliere dell’Ordine. Sua missione, derivata dall’appartenere ad una confraternita che di certo ricorderà parecchio le avventure arturiane e del ciclo bretone per via dei suoi connotati fortemente medievali e misterici, è difendere gli esseri umani da una moltitudine di creature imprevedibili quanto minacciose, provenienti dall’Underworld. La Londra di cui The Order: 1886 narra è infatti un paese funestato dall’oscurità, colpita da strali di attività soprannaturale complessi da fermare per i comuni esseri umani.

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La profondità della vicenda è certamente esaltata da quella visiva, in cui grazie ad un frame rate ottimale e giochi di luce studiati in tempo reale, è possibile ritrovarsi immersi nella vicenda in men che non si dica. Gli effetti particellari improntano ancora più realismo al titolo, in una prospettiva che ricorda a tratti alcuni scenari di sparatutto stealth, il tutto condotto in terza persona, mentre vengono riprodotte armi del tutto fedeli all’apparato tipicamente steampunk di cui i videogiochi di questo calibro sono dotati. La complessità dell’impianto narrativo valorizzerà poi ognuno di questi scontri, evitando una struttura eccessivamente sandbox in cui il giocatore viene spinto a collezionare ogni oggetto e bonus possibile, a favore della prosecuzione di una storia ben precisa. Non mancano gli enigmi ambientali che Sir Galahad, in quanto stratega dell’organizzazione, dovrà predisporsi ad affrontare: scassinare porte, sollevare ostacoli e attività simili sono del tutto complementari alle sessioni di scontro a fuoco per le strade della Londra vittoriana. Allo stesso scopo sono ben gestiti gli eventi Quick Time, riproducendo con cura maniacale le manipolazioni che li seguono, finalizzate a sabotare gli avversari. Nel complesso, nonostante la trama sia evidente frutto di uno scripting abbastanza marcato, The Order: 1886 rappresenta, a livello coreografico ed intrattenitivo, un titolo accattivante ed in grado di fare faville per l’eccitazione che scaturisce da una componente stealth così realisticamente curata.

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