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Recensione Dying Light, sequel ideale di Dead Island

Da Redazione

Febbraio 13, 2015

Recensione Dying Light, sequel ideale di Dead Island

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Definito come uno dei frutti graficamente più riconoscibili del nuovo Chrome Engine di Techland, Dying Light rappresenta una “summa” dei principali titoli a base zombie e tinte cupe ed oscure usciti negli ultimi anni. Un’ottimo gioco in cui si presentano quindi, in successione, scorci del gameplay di Far Cry, Assassin’s Creed e Dead Island, avventure da cui Dying Light ha mutuato la complessità generale e la scalabilità del motore grafico, che offre prestazioni eccellenti sia in sessioni di gioco in notturna che in diurna. Ci troviamo quindi in presenza di un titolo in prima persona, dove osserveremo un insieme di runner, spaventati da un’imminente apocalisse zombie, fuggire per ogni dove a gambe in spalla, a partire da una cittadina immaginaria turca, ovvero Harran. L’imperativo è naturalmente sfuggire alla minaccia zombie: i mostri in questione non hanno reattività di giorno, tuttavia sono numericamente superiori, e ciò rende più facile per i nostri protagonisti incappare nelle loro mani. Per meglio fuggire, quindi, i protagonisti fanno ricorso alle abilità atletiche del parkour, altro elemento che ricorda da vicino la saga di Assassin’s Creed. Da semplici corridori, dunque, ci trasformiamo in atleti veterani che sanno fare del salto sui tetti un’arte, arrampicandosi e non provando dolore alle cadute, mentre percorriamo le strade di Harran rilevando rifugi segreti ed elementi da sbloccare per raccogliere quante più risorse, elementi che faranno la differenza nella nostra fuga. Come già avvenne nel titolo Dead Island, sarà opportuno apprendere le tecniche di combattimento, in quanto le armi di fuoco saranno in netta disparità rispetto alle necessità vere e proprie: la lotta corpo a corpo si rivelerà la nostra risorsa principale.

L’interesse di Dying Light incrementa naturalmente durante le sessioni di gioco notturne: gli zombie acquisiscono un’agilità ed una potenza, oltre ad una capacità di reagire agli stimoli dei giocatori superiore, in grado di mettere realmente i bastoni tra le ruote. Dal momento che è sufficiente sfiorarli per morire, la soluzione principale rimarrà quella di fuggire quanto più lontano possibile. Per quanto riguarda i personaggi, abbiamo da considerare l’ex insegnante di parkour Brecken, che ha mostrato agli altri sopravviventi come muoversi rapidamente e fuggire dalla minaccia morbosa. Tra i protagonisti, invece, va menzionato Kyle Crane, un subalterno di un’organizzazione governativa segreta dall’acronimo di GRE, la quale ha domandato all’agente stesso di recuperare un file nascosto che a loro parere potrebbe portar termine alla minaccia. Il tutto, ambientato in una Harran in cui la morale umana comunemente intesa è andata distrutta ed è morente, metaforicamente, come i protagonisti del gioco. In mezzo a tradimenti e cambiamenti di fazione dei personaggi, potremo naturalmente esplorare gli ambienti circostanti osservando i contenuti di cunicoli e segrete, in cui potrebbe ritrovarsi nascosta la prossima occasione di sopravvivenza. Dotato di una profondità grafica di campo imponente, una trama da seguire con attenzione e soprattutto essendo pervaso da un’atmosfera opprimente di terrore, Dying Light è il titolo definitivo, fino al momento attuale, per il genere zombie su console.

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