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Aumenti delle pensioni per invalidità: come funzionano prima dei 60 anni

Da Redazione

Luglio 29, 2021

Aumenti delle pensioni per invalidità: come funzionano prima dei 60 anni

Secondo ciò che ha stabilito la sentenza 152 della Corte Costituzionale nel 2020, l’aumento delle pensioni è previsto anche per coloro che hanno una pensione di invalidità o che hanno la pensione di inabilità, senza aspettare i 60 anni. Già l’aumento dovrebbe scattare al momento del compimento dei 18 anni. La Suprema Corte infatti ha riconosciuto che questo aumento deve partire dai 18 anni, perché la limitazione o la patologia di cui soffrono i soggetti invalidi sono intrinseche e non sono collegate al sopravvenire dell’invecchiamento. Un argomento molto interessante, che vale la pena approfondire. Ecco tutto quello che c’è da sapere a questo proposito.

A quanto corrisponde l’aumento per le pensioni di invalidità

Spesso si parla di invalidità oltre i 60 anni, invece, come abbiamo visto con la sentenza della Corte Costituzionale del 2020, c’è un aumento che viene riconosciuto al momento del compimento dei 18 anni, quindi dai 18 ai 60 anni, senza attendere che venga compiuto il 60esimo anno di età.

Per tutti gli invalidi civili al 100% l’aumento è stato disposto per un importo che va da un minimo di 286 euro al mese fino ad un massimo di 651 euro per 13 mesi. In gergo tecnico si parla del cosiddetto incremento al milione.

La sentenza è riuscita a smontare anche quanto diceva la legge numero 448 del 2001, secondo la quale il diritto all’incremento spettava soltanto ai soggetti che superavano i 60 anni di età. Per i giudici della Consulta tale principio sottintendeva una sorta di discriminazione, per cui hanno deciso di estendere il diritto all’aumento anche per chi non ha 60 anni.

L’aumento è retroattivo?

La sentenza della Corte Costituzionale comunque non ha effetti retroattivi. Infatti gli arretrati non si possono chiedere per i periodi anteriori al 20 luglio 2020, che è la data di entrata in vigore della sentenza. Ci sono però alcuni soggetti che possono chiedere gli arretrati per un periodo di cinque anni al massimo.

Gli unici arretrati che possono essere richiesti, per un massimo di cinque anni indietro, sono quelli che riguardano il periodo che intercorre tra il momento di entrata in vigore della sentenza fino a quando vengono erogati gli aumenti.

Infatti, anche in corrispondenza di determinati requisiti di reddito, se si è già acquisito il diritto alla maggiorazione, si può presentare domanda perché vengano erogati gli arretrati maturati dal raggiungimento dell’età anagrafica, sempre nei limiti della prescrizione di cinque anni.

Chi può ottenere gli arretrati

Ci sono alcuni requisiti fondamentali per poter trovarsi nella condizione di ottenere degli arretrati nel limite dei cinque anni indietro. Ecco quali sono questi fattori che vanno presi in considerazione. Innanzitutto si tratta di soggetti di età anagrafica superiore a 60 anni alla data del 20 luglio 2020.

Poi entrano in gioco anche coloro che sono titolari di una pensione di invalidità civile totale, di una pensione per ciechi assoluti o per sordomuti o di una pensione di inabilità al lavoro.

Ci sono anche dei requisiti che hanno a che fare con il reddito. Infatti in questo caso bisogna considerare degli specifici limiti. Nel caso di una persona non sposata, il limite di reddito è di 8.469,63 euro. Per una persona coniugata il limite di reddito è di 14.447,42 euro.

In caso di persona coniugata devono essere rispettati sia il limite del reddito personale che di quello del coniuge. Per il calcolo, bisogna far valere tutti i redditi, anche quelli che sono esenti ai fini Irpef. Quindi questo vuol dire che devono essere considerati sia l’assegno ordinario sia quello di invalidità. È invece esclusa l’indennità di accompagnamento. In tutti questi casi, se il beneficio non è stato ancora attribuito dall’INPS, i soggetti possono richiederne il riconoscimento.

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