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Chiudere le app su Android non fa risparmiare batteria

Da Redazione

Marzo 21, 2015

Chiudere le app su Android non fa risparmiare batteria

Si è andato ultimamente diffondendo, in maniera piuttosto trasversale tra gli utenti, l’uso di particolari app in grado di promettere il ripristino della velocità a cui siamo abituati sul nostro terminale android, eliminando le cosiddette applicazioni superflue dai processi eseguiti in background.

In tanti, si sono domandati se tale pratica abbia a tutti gli effetti qualche riscontro pratico sulla velocità dello smartphone o tablet in cui è installato il sistema operativo Google per eccellenza. La risposta ufficiale, così come è stata determinata da vari test di benchmark, è decisamente no.

Nonostante il nome dell’applicazione sia ben visibile, una volta avviata, aprendo il nostro Task Manager, l’applicazione non risulta essere attivo, bensì in attesa: due concetti completamente differenti, in quanto la semplice presenza di un’app in attesa non sfrutta memoria o batteria del nostro device.

Chiudere le app su Android non fa risparmiare batteria

Essendo stati studiati per scopi differenti da quelli di un classico sistema operativo Windows, Mac o Linux, il sistema operativo Android non contemplano sprechi di risorse o batteria nonostante le app siano visibili dalla lista dei Task.

Le funzioni multitasking sono infatti ottimizzate per concederci una rapida ripresa dell’applicazione in sosta, e chiuderla può rivelarsi utile in soli due casi, ovvero quando prestiamo il device a terzi, senza avere a disposizione le modalità “Guest” (Ospite) presenti nelle ultime release dei sistemi operativi mobile; oppure quando l’applicazione è bloccata o pronta ad avviarsi verso il crash per sovraccarico, in modo da poterla successivamente riaprire.

Qualsiasi altro intervento sul Task Manager Android si rivela non necessario, in quanto il sistema è perfettamente in grado di comprendere da sé quando occorre switchare da un’app all’altra, eventualmente chiudendo quelle supplementari per recuperare le performance hardware essenziali per mantenere stabile il sistema.

Ad esempio, mettendo un’app in background per aprirne un’altra, ciò che rimarrà temporaneamente in RAM sarà costituito dai soli dati elaborati fino a quel momento, pronti ad essere recuperati quando l’app tornerà in primo piano. L’app in sé verrà momentaneamente silenziata: in tal modo, non potrà consumare risorse preziose di CPU.

Ha quindi poca utilità utilizzare dei cosiddetti Task Killer, spesso reperibili su Google Play Store, per chiudere in un solo colpo processi in background che, oltre ad essere ottimizzati da Android stesso, hanno una propria utilità nel definire la stabilità di sistema.

Chiudere le app manualmente può comportare ricezione ritardata di notifiche, crash dei componenti (tra cui widget ed altre app in background) e rallentamenti generali, per cui, se siamo utenti Android, sarà necessario guardarci bene dall’interferire con le applicazioni gestite da Android in background sullo smartphone o tablet, lasciando che l’OS si occupi in maniera smart dell’equilibrio tra questi preziosi componenti di sistema.

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