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Cliente non paga fattura, cosa fare?

Da Redazione

Settembre 27, 2019

Cliente non paga fattura, cosa fare?

Nella vita di ogni professionista è capitato almeno una volta un cliente che non paga una fattura. Quando accade ci si ritrova spesso impreparati e si finisce per chiedersi se il cliente non paga fattura cosa possiamo fare? Andiamo a scoprire concretamente come è possibile difendersi e richiedere che il corrispettivo venga onorato.

Indice:

Cliente non paga fattura, cosa fare?

Come tutti ben sappiamo dal 1 gennaio è stato introdotto l’obbligo della fatturazione elettronica, con l’avvio di questa modalità di fatturazione qualche cliente potrebbe sfruttare le nuove dinamiche fingendo di non sapere dell’esistenza del documento, ritardando quindi il pagamento.

Cliente non paga fattura cosa fare

In questo caso è possibile muoversi immediatamente, per prima cosa è possibile inviare via mail una copia della fattura elettronica al cliente, che non potrà più fingere di non averla visionata. Bisogna poi ricordarsi, e ricordare, che l’obbligo di pagamento decorre dal momento della firma o dell’esecuzione del rapporto e non dal momento dell’emissione della fattura tramite Sdi.

Nonostante l’introduzione della fatturazione elettronica non è cambiato nulla, in termini operativi, per le modalità di recupero dei crediti per chi non ha intenzione di pagare o paga in ritardo. Andiamo a vedere tutti gli strumenti che si hanno a disposizione se una fattura non viene pagata.

Diffida e termini di prescrizione

Probabilmente fare subito causa per un pagamento è un po’ eccessivo come primo approccio ad un cliente che non paga o ritarda il pagamento di una fattura. Il primo tentativo da fare è quindi cercare un contatto informale con il cliente moroso, ricordandogli con cortesia la scadenza dei termini di pagamento.

Il consiglio è quello di inviare un’email ordinaria chiedendo al cliente di onorare la fattura, indicando esplicitamente il numero di fattura e il lavoro per cui è stata emessa. La mail ordinaria infatti ha nell’ordinamento italiano valore di prova documentale.

Diffida e termini di prescrizione

Nel caso in cui l’invio della mail ordinaria non riceve seguito, bisognerà procedere con l’invio di una diffida formale o messa in mora. Questa può essere scritta e firmata o dal creditore o dal suo legale rappresentante e per avere valore legale deve consentire la prova certa del ricevimento.

Sarà quindi necessario spedirla con raccomandata andata/ritorno o tramite posta elettronica certificata. Secondo la legge la lettera di messa in mora deve lasciare al cliente 15 giorni per il pagamento.

Se anche la diffida o messa in mora non ha sortito effetti bisognerà passare alle vie legali. Il termine della prescrizione per tutti i contratti conclusi con aziende è di 10 anni, inviando una diffida si interrompono i termini di prescrizione. Molto importante sapere che a far fede non è la data di spedizione ma quella di ricevimento. Per i professionisti la prescrizione è invece di 3 anni.

Altra cosa importante da sapere è che se il pagamento è inserito in un accordo più ampio, con il quale sono previsti dei pagamenti periodici con cadenza almeno annuale, la prescrizione è invece di 5 anni.

Se sei alla ricerca di un software per gestire tutte le tue fatture, ti consigliamo di leggere la nostra guida dedicata a software che offrono questo servizio.

Ricorso per decreto ingiuntivo

Se si è in presenza di una fattura (anche elettronica) non onorata e la diffida non ha sortito alcun effetto è il caso di procedere con un decreto ingiuntivo, senza il bisogno di avviare una causa. In questo caso la procedura è piuttosto semplice e sarà comunque necessario nominare un avvocato.

Il giudice, dopo che saranno depositati in via telematica tutti i documenti relativi al credito, emetterà una ingiunzione con cui ordinerà al debitore il pagamento entro 40 giorni. In seguito a questa ingiunzione il debitore avrà 60 giorni a disposizione per saldare il debito.

Entro 40 giorni dalla ricezione del decreto ingiuntivo il debitore ha facoltà di effettuare opposizione, ricorrendo al giudice che ha emesso il provvedimento, richiedendone l’annullamento. Le possibilità che questo avvenga sono legate esclusivamente a casi di inesistenza del debito, pagamento già avvenuto, inadempimento da parte del creditore o lavoro non svolto a regola d’arte.

Quando si verifica l’opposizione al decreto ingiuntivo si da il via ad un vero e proprio processo durante il quale sarà il creditore a dover dimostrare la sussistenza del proprio diritto al pagamento.

Esecuzione forzata

L’ultimo atto a disposizione del creditore è il precetto, l’ultimo invito entro 10 giorni di tempo a procedere al pagamento, oltre i quali si procederà con il pignoramento. Il creditore potrà scegliere il tipo di pignoramento e valuterà in che modo agire sui beni intestati al debitore.

Si procederà con il pignoramento

Per scegliere con coscienza è importante sapere quali siano i beni intestati al debitore. Per farlo bisogna chiedere l’autorizzazione al presidente del tribunale per consentire al creditore l’accesso all’Anagrafe tributaria in cui sono elencati tutti i redditi, tra cui i conti corrente. Dopo aver ottenuto queste informazioni il creditore avrà la possibilità di scegliere con criterio quale tipo di pignoramento mettere in atto.

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